giovedì 9 ottobre 2008

Benedetto Nardini su Napoli

«Non è tanto il fatto che a Napoli si mangi, si beva, si cucini, si dorma, si conducano le vacche, si dia da mangiare ai vitelli, si lascino branchi di fetidi maiali correre per ogni dove, ci si dedichi ad ogni sorta di loschi mestieri, si scrivano lettere e suppliche, ci si spidocchi e via di sèguito su pubblica via, ma quanto il soddisfare tutti i proprii bisogni corporali; è questa lurida costumanza che fa di tal enorme città una immensa cloaca e riesce insopportabile alla vista e all'odorato di uno straniero. Come viene giustificata quest'usanza disgustosa? Ci sono decine di migliaia di lazzaroni che abitano e dormono per le strade; occorre quindi che essi soddisfino ivi tutte le loro necessità. Inoltre vi è un'infinità di gente della campagna che porta quotidianamente i prodotti delle sue terre in questa grande città e anche essa non ha altro ricetto se non le vie e le piazze; si afferma che persino il proprietario di una casa in cui vi sia un androne non possa impedire che vi si entri per farci i proprii bisogni.Se ciò è vero, io non vorrei mai vivere a Napoli, e tanto meno averci casa. Molti abitanti di alto lignaggio cercano di preservare le loro dimore da simili decorazioni con un'espediente buffo: dal momento che la superstizione è una malattia nella mente dell'intera nazione, vale sicuramente sfruttarne gli effetti. Nei luoghi che sarebbero più adatti a lasciarvi le proprie lordure si appendono al muro delle croci. I Napoletani provano tanta venerazione per queste croci che è molto raro che osino depositarvi in prossimità i loro escrementi.E se non basta, si cerca talvolta di commuovere ancora di più gli spiriti, altrimenti del tutto insensibili ad ogni igiene e nettezza del luogo che abitano, ponendo in mezzo a due croci raffigurazioni delle fiamme del Purgatorio con l'immagine di un'anima che leva le mani al cielo supplichevole.Una tale raffigurazione è di solito efficace, ma non sempre, dal momento che ho visto parecchi uomini darsi tutta la pena del mondo per spegnere quelle fiamme con la loro urina..Si crederebbe possibile che sulla piazza del Castello Angioino, di fronte al palazzo reale, e proprio di fronte alla chiesa di San Luigi, si trovi uno dei letamai a cielo aperto più estesi di Napoli ?Il re, i cui appartamenti dànno su questo lato, non può venir al balcone senza portar involontariamente lo sguardo su queste lordure, e i fedeli non posson entrar in chiesa senza insozzarsi le scarpe e dunque i pavimenti del sacro edificio .Per non parlar dei nasi ! Per quanto grandi siano solitamente quelli dei Napoletani, essi paiono tuttavia non posseder l’olfatto, dal momento che non sembrano neppur rendersi conto di quanto puzzi la loro città.Forse è l’ecessiva sensibilità del loro udito a far gli trascurar l’odorato. Quando parlano urlano che par vogliano venir alle mani da un momento all'altro o paion dei dannati. Essi sembrano quanto mai indifferenti ad ogni forma di decoro, eccetto che nella stanza in cui vivono.I vestiboli, le scale, le anticamere; a tal riguardo un palazzo di un ministro non è affatto diverso dalla misera casa di un bottegaio - lo putecaro, come dicono qui–Io non riesco a capire come mai gli Inglesi, che amano tanto la pulizia dei pubblici luoghi, vengano cosi volentieri e in sì gran numero in questo paese.Le strade hanno comunque un vantaggio sulle case per il fatto che vengon pulite, non per iniziativa dell’amministrazione - poichè nessuno ci pensa-, ma perchè c’è una quantità di gente che raccoglie gli escrementi animali ed umani per venderli come concime. Questo è un mestiere spicciolo e di facile guadagno per la plebe, molto ricercato dai lazzaroni.Si può immaginare quanto sia appetitoso vedere uno di questi uomini che, fatta la propria cesta quasi piena, comprime con le mani queste porcherie, senza minimamente preoccuparsi del tipo di materiale che maneggia, cosi da farcene entrar ancora di più.

Benedetto Nardini. Storico.

Da : Mes périls pendant la révolution de Naples. Récit de toutes les horreurs commises dans cette ville par les lazzaronis – temoin oculaire des événéments qui ont précedé ou suivi l’entrée des Français dans cette ville après de la révolution. A Napoli nel 1799.

Nessun commento: